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Il ruolo dell’open source nella rivoluzione digitale

Il movimento open source è nato alla fine degli anni '60: vediamo l'impatto che ha avuto nel mondo digital che conosciamo oggi.

Open source (termine inglese che significa sorgente aperta), in informatica, indica un software di cui gli autori (più precisamente i detentori dei diritti) rendono pubblico il codice sorgente, favorendone il libero studio e permettendo a programmatori indipendenti di apportarvi modifiche ed estensioni. Questa possibilità è regolata tramite l'applicazione di apposite licenze d'uso. Il fenomeno ha tratto grande beneficio da Internet, perché esso permette a programmatori distanti di coordinarsi e lavorare allo stesso progetto

- Wikipedia

Wikipedia, in queste poche righe, fornisce una spiegazione molto precisa di cosa sia l'open source, ma per capirlo meglio proviamo a fare un passo indietro e indagare sulle sue origini.

Negli anni '60 iniziò a svilupparsi quello che noi tutti oggi conosciamo come Internet: la sua fase embrionale fu denominata Arpanet da parte della Advanced Research Project Agency (ARPA). Arpanet fu pensato come un sistema di comunicazione tra i diversi nodi della rete militare, quindi qualcosa di molto esteso che necessitava di un'ampia forza lavoro per essere realizzato. Esso presentava però un enorme problema: i computer utilizzati per comunicare non potevano dialogare tra loro perché utilizzavano regole diverse, non standard, quindi i segnali che essi inviavano erano difficili da interpretare dagli altri computer della rete. Per ovviare a tutto ciò, ARPA contattò moltissimi studenti di diverse università americane assegnando loro progetti di vario tipo, potendo così contare su un personale molto ampio e poco costoso: essi infatti lavoravano grazie alla passione e alla voglia di imparare. Un fatto divertente che fa capire la motivazione di questi ragazzi è che Steve Crocker, uno dei pionieri dell'open source, programmava di notte chiuso in bagno per non disturbare i suoi coinquilini che dormivano.

L'aiuto degli studenti universitari contribuì in forma esponenziale alla crescita di Arpanet e tra essi iniziò ad instaurarsi una nuova forma di pensiero che si contrapponeva alla tanto elogiata competizione: si tratta del modello collaborativo, il quale andrà a segnare profondamente la cultura di internet.

Questi ragazzi, però, non avevano la visione d'insieme di ciò che stavano creando quindi spesso, dopo aver reso pubblico il loro codice, invitavano gli altri programmatori ad unirsi al progetto o a commentarlo esprimendo la loro opinione e dando consigli per migliorarlo: tale processo prende il nome di RFC (Request For Comment). Insieme al già citato Croker Vinton Cerf, attuale vicepresidente e Chief Internet Evangelist di Google, fu uno dei primi ad unirsi ai gruppi RFC: questa metodologia aiutava le persone a condividere il loro lavoro, ricevere critiche costruttive e migliorarsi costantemente.

Dalla metà degli anni '70 in poi, tutti i software adibiti al funzionamento di internet (come ad esempio i programmi per far funzionare i modem) furono sviluppati tramite la filosofia open source e gli RFC.

La maggior parte delle persone però non conosceva questi tipi di programmi: il primo prodotto open source "mainstream" fu il browser Mosaic nel 1993, il cui titolare dei diritti era Marc Anreessen. Si tratta del precursore dell'ancora più famoso browser Netscape.

Altra importantissima personalità di questo scenario è Richard Stallman, ex studente di intelligenza artificiale al MIT che nel 1983 aveva fondato la Free Software Foundation (FSF), un'associazione no-profit per diffondere la cultura del software libero open source. È proprio all'interno dell'FSF che nel 1991 Linus Torvalds creò il sistema operativo Linux, liberamente scaricabile e modificabile, diretto concorrente di Windows. Tutt'oggi Linux vive grazie alla mentalità open source: viene costantemente migliorato grazie all'aiuto degli utenti che modificano le righe di codice e le condividono.

Anche nel 2016 spesso usiamo software open source sul nostro computer; ecco alcuni esempi: OpenOffice e LibreOffice (valide alternative alla famosa suite di Microsoft), Gimp (un'alternativa gratuita a Photoshop), VLC media player, Chrome e Firefox (i due famosi browser rispettivamente di Google e Mozilla) e Thunderbird (client mail sempre di Mozilla).

Cosa ne pensi della filosofia open source? Credi che sia adattabile anche ad altri campi oltre che allo sviluppo software? Faccelo sapere nei commenti!

Tra alcune settimane ti racconteremo quali sono i software open source che usiamo e produciamo in DevInterface e quali sono i vantaggi nel loro utilizzo.

Grazie per aver letto l'articolo.

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